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Teatini e Avvocati

S. Gaetano Thiene 1480/1547

B. Giovanni Marinoni 1490/1562

S.Andrea Avellino 1521/1608

B.Paolo Burali d' Arezzo 1511/1587

 

San Gaetano e i Teatini.pdf
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S. Gaetano Thiene

San Gaetano Thiene Sacerdote

7 agosto - Memoria Facoltativa

Vicenza, ottobre 1480 - Napoli, 7 agosto 1547

Nacque a Vicenza dalla nobile famiglia dei Thiene nel 1480, e fu battezzato con il nome di Gaetano, in ricordo di un suo celebre zio, il quale si chiamava così perché era nato a Gaeta.Protontario apostolico di Giulio II, lasciò sotto Leone X la corte pontificia maturando, specie nell'Oratorio del Divino Amore, l'esperienza congiunta di preghiera e di servizio ai poveri e agli esclusi. È restauratore della vita sacerdotale e religiosa, ispirata al discorso della montagna e al modello della Chiesa apostolica. Devoto del presepe e della passione del signore, fondò (1524) con Gian PiCarafa, vescovo di Chieti (Teate), poi Paolo IV (1555-1559), i Chierici Regolari Teatini. Per la sua illimitata fiducia in Dio è venerato come il santo della provvidenza. (Avvenire)

Etimologia: Gaetano = nativo di Gaeta, dal latino

Martirologio Romano: San Gaetano da Thiene, sacerdote, che a Napoli si dedicò a pie opere di carità, in particolare adoperandosi per i malati incurabili, promosse associazioni per la formazione religiosa dei laici e istituì i Chierici regolari per il rinnovamento della Chiesa, rimettendo ai suoi discepoli il dovere di osservare l’antico sti

Laureatosi a Padova in materie giuridiche a soli 24 anni, si dedicò allo stato ecclesiastico, senza però farsi ordinare sacerdote, perché non si sentiva degno; fondando nel contempo nella tenuta di famiglia a Rampazzo, una chiesa dedicata a S. Maria Maddalena, che è ancora oggi la parrocchia del luogo. 
Trasferitosi a Roma nel 1506, divenne subito segretario particolare di papa Giulio II, ed ebbe l’incarico di scrittore delle lettere pontificie, ufficio questo che gli diede l’opportunità di conoscere e collaborare con tante persone importanti. 
Siamo nel periodo dello splendore rinascimentale, che vede concentrati a Roma grandi artisti, intenti a realizzare quanto di più bello l’arte era in grado di offrire, e che ancora oggi il Vaticano e Roma offrono all’ammirazione del mondo; nel contempo però la vita morale della curia papale, del popolo e del clero, a Roma come altrove, non brillava certo per santità di costumi. 
Gaetano non si lasciò abbagliare dallo splendore della corte pontificia, né si scoraggiò per la miseria morale che vedeva; egli ripeteva: “Roma un tempo santa, ora è una Babilonia”; invece di fuggire e ritirarsi in un eremo, da uomo intelligente e concreto, passò all’azione riformatrice, cominciando da sé stesso; incoraggiato da una suora agostiniana bresciana Laura Mignani, che godeva di fama di santità. 
Prese ad assistere gli ammalati dell’ospedale di San Giacomo, si iscrisse all’Oratorio del Divino Amore, associazione che si riprometteva di riformare la Chiesa partendo dalla base, il tutto alternandolo con il lavoro in Curia; anche in queste attività conobbe altre personalità, che avevano lo stesso ideale riformista. 
Nel settembre 1516 a 36 anni, accettò di essere ordinato sacerdote, ma solo a Natale di quell’anno, volle celebrare la prima Messa nella Basilica di S. Maria Maggiore. In una lettera scritta a suor Laura Mignani a cui era legato da filiale devozione, Gaetano confidò che durante la celebrazione della Messa, gli apparve la Madonna che gli depose tra le braccia il Bambino Gesù; per questo egli è raffigurato nell’arte e nelle immagini devozionali con Gesù Bambino tra le braccia. 
Ritornato nel Veneto, nel 1520 fondò alla Giudecca in Venezia l’Ospedale degli Incurabili. Instancabile nel suo ardore di apostolato e di aiuto verso gli altri, ritornò a Roma e nel 1523 insieme ad altri tre compagni: Bonifacio Colli, Paolo Consiglieri, Giampiero Carafa (vescovo di Chieti, diventerà poi papa con il nome di Paolo IV), chiese ed ottenne dal papa Clemente VII, l’autorizzazione a fondare la “Congregazione dei Chierici Regolari” detti poi Teatini, con il compito specifico della vita in comune e al servizio di Dio verso gli altri fratelli. 
Il nome Teatini deriva dall’antico nome di Chieti (Teate), di cui uno dei fondatori il Carafa, ne era vescovo. L’ispirazione che egli sentiva impellente, era di formare e donare alla Chiesa sacerdoti che vivessero la primitiva norma della vita apostolica, perciò non ebbe fretta a stendere una Regola, perché questa doveva essere il santo Vangelo, letto e meditato ogni mese, per potersi specchiare in esso. 
Le costituzioni dell’Ordine furono infatti emanate solo nel 1604. I suoi chierici non devono possedere niente e non possono neanche chiedere l’elemosina, devono accontentarsi di ciò che i fedeli spontaneamente offrono e di quanto la Provvidenza manda ai suoi figli; con le parole di Gesù sempre presenti: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta”. 
Nel 1527 avvenne il feroce ‘Sacco di Roma’ da parte dei mercenari Lanzichenecchi, il papa Clemente VII della famiglia fiorentina de’ Medici, fu costretto a rifugiarsi in Castel S. Angelo difeso dal Corpo delle Guardie Svizzere, che subì pesanti perdite negli scontri. 
Anche s. Gaetano da Thiene, come tanti altri religiosi, fu seviziato dai Lanzichenecchi e imprigionato nella Torre dell’Orologio in Vaticano; riuscito a liberarsi si rifugiò a Venezia con i compagni dell’Istituzione. 
Rimase nel Veneto fino al 1531, fondando, assistendo e consolidando tutte le Case del nuovo Ordine con le annesse opere assistenziali; accolse l’invito del celebre tipografo veneziano Paganino Paganini, affinché i Padri Teatini si istruissero nella nuova e rivoluzionaria arte della stampa tipografica, inventata nel 1438 dal tedesco Giovanni Gutenberg. 
Nel 1533 per volere del papa Clemente VII, si trasferì insieme al suo collaboratore il beato Giovanni Marinoni, nel Vicereame di Napoli, stabilendosi prima all’Ospedale degli Incurabili, fondato in quel tempo dalla nobile spagnola Maria Lorenza Longo, insieme ad un convento di suore di clausura, dette ‘le Trentatrè’, istituzioni ancora oggi felicemente funzionanti; e poi nella Basilica di S. Paolo Maggiore posta nel cuore del centro storico di Napoli, nella città greco-romana. 
La sua attività multiforme si esplicherà a Napoli fino alla morte; fondò ospizi per anziani, potenziò l’Ospedale degli Incurabili, fondò i Monti di Pietà, da cui nel 1539 sorse il Banco di Napoli, il più grande Istituto bancario del Mezzogiorno; suscitò nel popolo la frequenza assidua dei sacramenti, stette loro vicino durante le carestie e le ricorrenti epidemie come il colera, che flagellarono la città in quel periodo, peraltro agitata da sanguinosi tumulti. 
Per ironia della sorte, fu proprio il teatino cofondatore Giampiero Carafa, divenuto papa Paolo IV a permettere che nell’Inquisizione, imperante in quei tempi, si usassero metodi diametralmente opposti allo spirito della Congregazione teatina, essenzialmente mite, permissiva, rispettosa delle altre idee. 
E quando le autorità civili vollero instaurare nel Viceregno di Napoli, il tribunale dell’Inquisizione, il popolo napoletano (unico a farlo nella storia triste dell’Inquisizione in Europa) si ribellò; la repressione spagnola fu violenta e ben 250 napoletani vennero uccisi, per difendere un principio di libertà. 
Gaetano in quel triste momento, fece di tutto per evitare il massacro e quando si accorse che la sua voce non era ascoltata, offrì a Dio la sua vita in cambio della pace; morì a Napoli il 7 agosto 1547 a 66 anni, consumato dagli stenti e preoccupazioni e due mesi dopo la pace ritornò nella città partenopea. 
L’opera che più l’aveva assillato nella sua vita, era senza dubbio la riforma della Chiesa, al contrario del contemporaneo Martin Lutero, operò la sua riforma dal basso verso l’alto, formando il clero e dedicandosi all’apostolato fra i poveri, i diseredati e gli ammalati, specie se abbandonati. 
A quanti gli facevano notare che i napoletani non potevano essere così generosi negli aiuti, come i ricchi veneziani, rispondeva: “E sia, ma il Dio di Venezia è anche il Dio di Napoli”. 
Il popolo napoletano non ha mai dimenticato questo vicentino di Thiene, venuto a donarsi a loro fino a morirne per la stanchezza e gli strapazzi, in un’assistenza senza risparmio e continua. La piazza antistante la Basilica di S. Paolo Maggiore è a lui intitolata, ma la stessa basilica, per secoli sede dell’Ordine, è ormai da tutti chiamata di S. Gaetano; il suo corpo insieme a quello del beato Marinoni, del beato Paolo Burali e altri venerabili teatini è deposto nella cripta monumentale, che ha un accesso diretto sulla piazza, ed è meta di continua devozione del popolo dello storico e popoloso rione. 
Nella piazza, come in altre zone di Napoli, vi è una grande statua che lo raffigura; da secoli è stato nominato compatrono di Napoli. Il suo è uno dei nomi più usati da imporre ai figli dei napoletani e di tutta la provincia. Egli venne beatificato il 23 novembre 1624 da papa Urbano VIII e canonizzato il 12 aprile 1671 da papa Clemente X. 
San Gaetano da Thiene è la testimonianza di quanto la Chiesa nei secoli, attraverso i suoi figli, sia stata sempre all’avanguardia e con molto anticipo sul potere laico, nel realizzare, inventare e gestire opere di assistenza in tutte le sue forme per il popolo, specie dove c’è sofferenza. Ecco così i Monti di Pietà per giusti prestiti ed elargizioni, l’istituzione degli ospedali, orfanotrofi, ospizi, lebbrosari, ecc. a cui ieri come oggi i governanti più avveduti e non ostili, hanno dato il loro consenso o il prosieguo, anche se a distanza a volte di molto tempo.


Autore: 
Antonio Borrelli

le di vita degli Apostoli. 

S. Gaetano Thiene



 

Beato Giovanni Marinoni

Beato Giovanni Marinoni 

13 dicembre 

Venezia, 25 dicembre 1490 - Napoli, 13 dicembre 1562

Martirologio Romano: A Napoli, beato Giovanni (Francesco) Marinoni, sacerdote dell’Ordine dei Chierici regolari detti Teatini, che si dedicò insieme a san Gaetano alla riforma del clero e alla salvezza delle anime e diede impulso al Monte di Pietà per l’aiuto ai bisognosi. 


 

È chiamato il maestro dei santi teatini; nacque a Venezia il 25 dicembre 1490 da genitori oriundi bergamaschi, al battesimo ebbe il nome di Francesco che cambiò in seguito alla sua professione religiosa. 
Allievo diligente negli studi fu chierico nella Collegiata di s. Pantaleo, universitario a Padova, sacerdote di vita e pietà esemplare, divenne prima sacrista poi canonico della Basilica di S. Marco, cappellano dell’Ospedale degli Incurabili e infine divenne teatino il 9 dicembre 1528, prendendo l’abito dalle mani di Giampietro Carafa che diverrà poi papa con il nome di Paolo IV e facendo la sua professione in quelle di s. Gaetano da Thiene il 29 maggio 1530. 
Nell’agosto 1533 Giovanni Marinoni e Gaetano da Thiene, obbedendo alla richiesta di papa Clemente VII, lasciarono Venezia diretti a Napoli; qui dimorò presso gli Incurabili per un certo tempo, finché nel 1538 si fermò alla Basilica di S. Paolo Maggiore nel centro antico di Napoli. 
La sua grande spiritualità diede frutti eccellenti, in stretta collaborazione con il fondatore s. Gaetano; ispirò nel 1539 i nobili Aurelio Paparo, Gian Domenico di Lega e Leonardo Palma suoi figli spirituali, nel dare inizio al Monte di Pietà da cui derivò in seguito il Banco di Napoli. 
Altre figlie spirituali si prodigarono in opere meritorie, Giovanna Scorziata, fondava il pio luogo “Il Tempio” per l’educazione delle giovinette, le quattro sorelle Palescandolo fondarono il monastero di S. Andrea delle Dame. Lavorò alacremente insieme a s. Gaetano per preservare la Fede, in parte avvelenata da movimenti non ortodossi sorti in quel periodo. 
Fu nominato nell’aprile 1540 superiore della casa di S. Paolo Maggiore e direttore spirituale del monastero delle monache domenicane della Sapienza. Con la sua mitezza e forza guidò e formò le prime leve del nuovo Ordine teatino ad una vita interiore intensa, apostolica attività, distacco dai beni terreni e fiducioso abbandono in Dio. Fu maestro di santi come s. Andrea Avellino, beato Paolo Burali cardinale, venerabili Giacomo Torno e Salvatore Caracciolo e altri insigni vescovi e uomini di Dio che tennero alta la spiritualità teatina di cui Giovanni fu insigne guida spirituale. 
S. Andrea Avellino fu il primo biografo del beato Marinoni e di lui dice: “Era sempre di natura amabile, che da tutti i secolari buoni e cattivi, era amato, riverito, honorato e stimato. Il che con gl’occhi proprij ho visto, perché spesso l’accompagnava per Napoli e vedeva l’honore che da tutti gli era fatto; che lo tenevano per santo”. 
Ottimo predicatore fu seguito ed ascoltato da folte e anche dotte schiere di fedeli fra cui alcuni, divenuti vescovi e partecipanti al Concilio di Trento lo additarono come esempio di autentica predicazione evangelica. Rifiutò la sede arcivescovile di Napoli che il papa teatino Paolo IV voleva affidargli; nel 1558 iniziò dalle fondamenta la costruzione del nuovo convento di S. Paolo Maggiore che sotto la direzione del dotto padre Gerolamo Ferro terminò nel 1565, tre anni dopo la morte del Marinoni. 
L’età avanzata e le malattie ne avevano minato la salute, mentre lui continuava intensamente il lavoro e lo zelo per la salute del prossimo, in quel tempo di epidemie di colera che funestavano la città di Napoli e fu una epidemia che lo stroncò in pochi giorni, il 13 dicembre 1562. 
Le sue spoglie si venerano nella cripta della basilica di S. Paolo Maggiore che è poi diventata una vera e propria chiesa con ingresso diretto nella piazza antistante e dove sono anche le spoglie di s. Gaetano da Thiene, del beato Paolo Burali e altri venerabili confratelli, quelle di s. Andrea Avellino sono invece nella sovrastante basilica. 
Papa Clemente XIII, l’11 settembre 1762 ne confermava il culto che già da due secoli gli veniva tributato. Viene raffigurato con in mano il Crocifisso per la sua grande devozione alla Passione di Cristo. 

Autore: Antonio Borrelli




Giorno di nascita: il Natale. Nome di battesimo: Francesco. I suoi genitori provengono dal Bergamasco, all’epoca dominio veneziano. Si orienta senza problemi verso la vita ecclesiastica, va a Padova per gli studi universitari e, di ritorno, arriva al sacerdozio, prestando poi servizio nella basilica di san Marco. Giorno della “seconda nascita”: 29 maggio 1528. Nuovo nome: Giovanni. A 38 anni, lo accoglie l’Ordine dei Chierici regolari, che è nato poco tempo prima, nel 1524, per opera di Gaetano da Thiene, del vescovo di Chieti Gian Pietro Carafa (poi papa PaoloIV) e dei sacerdoti Bonifacio Colli e Paolo Consiglieri. (Saranno chiamati Teatini in onore di “Theates”, Chieti, sede vescovile del Carafa). 
Nati nello stesso anno in cui Martin Lutero abbandonava la sua tonaca di frate agostiniano, i Teatini vogliono lavorare alla riforma della Chiesa dall’interno, senza rivolte; e incominciando dal clero, che in troppi casi rinnega con la sua condotta il Vangelo che predica (quando lo predica). Giovanni Marinoni ritrova nella comunità teatina lo stile di vita cristiano modellato sulla prima comunità di Gerusalemme, descritta negli Atti degli Apostoli. Nel 1533, papa Clemente VII manda Gaetano da Thiene e Giovanni Marinoni a Napoli, la grande capitale del Sud, la città dei viceré spagnoli, dei vivaci fermenti riformatori, anti-romani, dei molti poveri, delle rivolte. Il fondatore dei Teatini deve però assentarsi più volte da Napoli, per le sue responsabilità di capo dell’Ordine. E Giovanni Marinoni lo sostituisce, fino a succedergli dopo la morte (1547). 
Uno dei suoi compiti fondamentali è la formazione culturale e spirituale di una nuova generazione teatina nel Sud. A questi giovani egli riesce a trasmettere il contagio del vivere poveri – senza il “beneficio”, le rendite, le terre, le eredità – e insieme allegri dentro e fuori, secondo il detto evangelico: "Non prendete mai un’aria melanconica come gli ipocriti, i quali sfigurano la loro faccia, per far vedere agli altri che digiunano" (Matteo 6,16). Dice di lui uno di questi discepoli e futuro santo, Andrea Avellino: "Era sempre di natura amabile che da tutti i secolari, buoni e cattivi, era amato e riverito, onorato e stimato". E molto aiutato per le iniziative che intraprende o incoraggia, nella metropoli malata di indigenza. 
È amabile, è colto, piace. Ma a tutto questo si accompagna un rigore personale di vita che incute rispetto, e certo contribuisce ai suoi successi di predicatore in difesa della fede cattolica, e nell’incoraggiamento a iniziative contro la povertà e contro l’analfabetismo, specialmente femminile. (Si ritiene che anche la nascita del Monte di Pietà in Napoli abbia avuto il primo impulso da Gaetano da Thiene e da lui).
Al concilio di Trento si parla spesso di lui, tra vescovi che lo conoscono o che l’hanno avuto per maestro. Il papa teatino Paolo IV pensa di nominarlo arcivescovo di Napoli. Ma lui dice di no. Prete e basta, fino alla morte. Una morte anch’essa da povero: di colera, durante una delle tante epidemie che flagellano Napoli. Papa Clemente XIII nel 1762 ha confermato il culto per lui come beato. I resti si trovano in San Paolo Maggiore di Napoli, accanto a quelli di Gaetano da Thiene, di sant’Andrea Avellino e del beato Paolo Burali.


Autore: 
Domenico Agasso

 

S. Giovanni Marinoni

 

 

 

Fonte:
 
Famiglia Cristiana

 

 

Sant' Andrea Avellino

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Sant'Andrea Avellino


Le spoglie di sant'Andrea Avellino nellabasilica di San Paolo Maggiore a Napoli
 

Sacerdote

 
Nascita Castronuovo di Sant'Andrea1521
Morte Napoli10 novembre1608
Venerato da Chiesa cattolica
Canonizzazione 22 maggio 1712 dapapa Clemente XI
Ricorrenza 10 novembre

Sant' Andrea Avellino, al secolo Lancellotto Avellino (Castronuovo di Sant'Andrea1521 – Napoli10 novembre 1608), è stato un presbiteroreligioso esanto italiano dell'Ordine dei Chierici Regolari Teatini: è stato proclamato santo nel 1712 da papa Clemente XI.

Operò con san Carlo Borromeo a Milano e dintorni.

A Castronuovo, suo paese natale, sono ancora visibili le tracce del santo: oltre alla casa natale c'è un ulivo legato alla sua figura.


 

[modifica]Biografia

Nacque a Castronuovo nel 1521, da Giovanni Avellino e da Margherita Appella. Venne battezzato con il nome di Lancellotto, primo di due fratelli. Ricevette la prima educazione dallo zio don Cesare Appella, che era arciprete del paese. Nel 1532 si trasferì a Senise, paese distante pochi chilometri, dove studiòlettere classichematematica e musica per quattro anni. Il 17 agosto 1537 il vescovo di AnglonaPietro Paolo Parisio lo consacrò suddiacono. Per quattro anni aiutò lo zio arciprete nell'opera di catechesi della parrocchia. Venne ordinato presbitero fra il 1545 e il 1546. L'anno seguente si iscrive all'Università di Napoli per conseguire la laurea in utroque iure.

Nel 1548 fece la conoscenza del gesuita spagnolo padre Diego Lainez, la frequentazione degli esercizi spirituali tenuti da questo sacerdote provocarono un profondo cambiamento nel modo di pensare di Lancellotto che lo indicherà come il momento della sua vera conversione. Da questo momento decide di continuare gli studi giuridici, ma di rinunciare alla laurea; dominare e contrastare i moti istintivi della propria volontà; progredire ogni giorno di più nella via della perfezione; dedicarsi totalmente a Dio abbracciando lo stato religioso della famiglia teatinaGaetano di Thiene, aveva fondato nel 1533 una comunità di questo ordine riformatore a Napoli, presso la grande basilica di San Paolo Maggiore.

Terminati gli studi, come deciso, rinunciò al conseguimento della laurea abbandonando disegni e aspirazioni di grandezza. In attesa di essere accolto tra i teatini, operò presso la Curia Arcivescovile di Napoli come avvocato. Durante questo periodo ebbe modo di difendere un sacerdote in tribunale: la causa fu vinta ma solo con l'uso della menzogna. Questo fatto marcò profondamente Lancellotto che decise di lasciare tutto ciò che poteva ostacolare il suo servizio a Dio. Tornò al paese ed elargì, a favore del fratello, la parte di eredità che gli spettava. Di lì a poco venne richiamato a Napoli dal vicario generale Scipione Rebiba.

Nel 1551 venne incaricato di riformare i costumi del monastero di Sant'Arcangelo a Baiano. In quel tempo vi era l'usanza nelle famiglie nobili di mettere in convento le figlie che non avevano trovato un matrimonio conveniente. Questa usanza creava nei monasteri una situazione di degrado e di poca coerenza con la vera vita monastica. Don Lancellotto si dedicò con tutte le sue forze alla riforma di questa comunità con l'introduzione di una più disciplinata e attenta conduzione della vita della monache. Questo gli causò risentimenti e critiche che sfociarono in un tentativo di omicidio.

Il 14 agosto 1556 entrò come postulante presso i teatini di San Paolo a Napoli. Il 30 novembre dello stesso anno vestì l'abito di novizio, prendendo il nuovo nome di Andrea. Il 25 gennaio 1558 prese i voti. L'anno seguente venne ricevuto a Roma da papa Paolo IV cofondatore assieme a san Gaetano da Thiene dell'Ordine dei Chierici Regolari Teatini. Nel 1560 venne nominato maestro dei novizi, carica che ricoprì per 10 anni. Fu molto apprezzato come confessore.

Nel 1567 padre don Andrea Avellino venne nominato preposito di San Paolo Maggiore a Napoli. Ruolo che ricoprì a più riprese nei successivi dieci anni. Fu visitatore della Provincia lombarda dei teatini tra il 1573 e il 1577 e della Provincia campana dal 1590 al 1591.

Le sue regole per svolgere al meglio la sua attività di superiore erano:

  • agire secondo il detto della sapienza, con fermezza e con dolcezza;
  • imitare il Signore che prima insegnò con l'esempio e poi con la parola;
  • tenere presente il monito di San Bernardo ai prepositi vedano tutto, dissimulino molto, correggano poco;
  • valutare la buona volontà dei confratelli, apprezzare il loro operato e farlo conoscere, perché sia di esempio e di sprone agli altri.

Nel maggio del 1585 il santo si operò come mediatore e mise a disposizione dei bisognosi le risorse del suo ordine, dopo i tumulti scoppiati a Napoli a seguito dell'uccisione del capo popolo G.B Starace da parte della folla inferocita. Starace era ritenuto il responsabile della carestia che la città stava subendo.

Molto benefica e proficua fu la sua attività come superiore dell'ordine che visse in quel periodo un intenso sviluppo nelle province di NapoliMilano e Roma. Intensa fu la sua attività epistolare che conta oltre mille lettere. Scrisse numerosi trattati e opuscoli di ascetica e di esegesi biblica. L'epistolario fu pubblicato nel 1731 in due volumi. Da questi scritti si constata la sua grande devozione per laMadonna. Le sue principali fonti di ispirazione erano, Sant'AgostinoSan Giovanni CrisostomoSan Bernardo e San Tommaso. Tra i suoi discepoli, il più famoso è padre Lorenzo Scupoli, teatino autore del Combattimento spirituale.

Morì il 10 novembre 1608 a Napoli.

[modifica]Il culto

Il processo di beatificazione ebbe inizio nel dicembre del 1614, fu beatificato da Urbano VIII il 14 ottobre 1624 e proclamato santo da Clemente XI il 22 maggio 1712. È sepolto nella basilica di San Paolo Maggiore a Napoli. La Chiesa cattolica lo festeggia il 10 novembre, suo dies natalis ovvero il giorno della sua morte che la Chiesa considera la sua "nascita al Cielo". È invocato dai fedeli contro la morte improvvisa.Sant'Andrea Avellino

 

cardinale Paolo Burali d' Arezzo

Cardinale
Berretta cardinalizia.png
Paolo Burali d'Arezzo
 
della Chiesa cattolica


Nato 1511Itri
Ordinato
sacerdote
1558
Consacrato
vescovo
1º agosto 1568 dal cardinaleScipione Rebiba
Elevato
arcivescovo
19 settembre 1576
Proclamato
cardinale
17 maggio 1570 da papa Pio V
Deceduto 17 giugno 1578Torre del Greco
 

Paolo Burali d'Arezzo (Itri1511 – Torre del Greco17 giugno 1578) è stato un cardinale italiano della Chiesa cattolica, nominato da papa Pio V. È venerato come beato dalla Chiesa cattolica.

[modifica]Biografia

Nacque ad Itri nel 1511. Già avvocato, nel 1557 abbracciò la vita religiosa nell'ordine dei Chierici Regolari Teatini.

Il 23 luglio 1568 fu eletto vescovo di Piacenza.

Papa Pio V lo elevò al rango di cardinale nel concistoro del 17 maggio 1570.

Fu arcivescovo di Napoli dal 19 settembre 1576 fino alla morte; inviato presso il sovrano Filippo II di Spagna dal popolo napoletano, riuscì ad impedire che il viceré Pedro Afán de Ribera instaurasse nel Regno di Napoli l'Inquisizione.

Morì il 17 giugno 1578 all'età di 67 anni: fu beatificato da Clemente XIV nel 1772.

[modifica]Genealogia episcopale

[modifica]Fonti

Predecessore: Vescovo di Piacenza Successore: Bishopcoa.png
Giovanni Bernardino Scotti 23 luglio 1568 - 19 settembre 1576 Tommaso Gigli
Predecessore: Arcivescovo di Napoli Successore: Arcbishop.png
Mario Carafa 19 settembre 1576 - 17 giugno 1578 Annibale di Capua

Immagine di Paolo Burali d'Arezzo

Il beato Paolo Burali è la prova di quanto è potente la Grazia di Dio e quanto irresistibile la sua chiamata; egli nacque ad Itri presso Gaeta nel 1511 dal ramo dei nobili Burali di Arezzo, lì trasferitosi al seguito di re Ladislao; al battesimo ebbe il nome di Scipione che poi cambiò quando fece la sua professione religiosa. 
Ad appena 14 anni fu iscritto all'Università di Salerno e dopo frequentò quella di Bologna, dove ebbe come maestro il famoso Ugo Boncompagni che diverrà papa con il nome di Gregorio XIII ed in questa Università, a 25 anni, si laureò brillantemente in diritto civile e canonico "con argomentazioni acute e sottili, non come alunno, ma con la sicurezza di un professore". 
Svolse la sua attività di avvocato e giudice per dodici anni nelle aule giudiziarie del Tribunale di Napoli, con tanta rettitudine e integrità da meritarsi l'appellativo di "amico della verità e padre dei poveri". Una volta, dopo aver dovuto condannare una povera vedova a una pena in denaro, provvede di tasca sua a rimborsarla. 
Desiderando una vita più ritirata nella sua città nativa, lasciò il Foro ma fu costretto a riprendere la professione perché Carlo V lo promosse regio consigliere e più tardi Ferdinando di Toledo lo nominò uditore generale dell'esercito; il re di Napoli conscio della sua saggezza e competenza giuridica lo inviò presso il papa Paolo IV per dirimere questioni e controversie di carattere civile ed ecclesiastico. Due anni dopo è eletto preposto del convento, e poi c'è un momentaneo ritorno agli affari di Stato: nel 1564 va a Madrid come ambasciatore presso il re Filippo II, per combattere il suo progetto di introdurre nel Napoletano i sistemi sciagurati dell'Inquisizione spagnola, detestatissima da tutti: la classe aristocratica e i "plebei" sono pronti a fare insieme la rivoluzione. Così Madrid lascia perdere. I successi professionali non offuscarono mai il suo spirito, teso verso la perfezione e il desiderio della santità occupava il primo posto nella sua vita, per questo si affidò alla guida spirituale del veneziano Giovanni Marinoni teatino, erede e collaboratore di s. Gaetano, che stava nel convento di S. Paolo Maggiore a Napoli. 
Nonostante avesse 46 anni, il 25 gennaio 1557 lasciò definitivamente l'attività giudiziaria ed entrò nell'Ordine dei Chierici Regolari (Teatini) prendendo il nome di Paolo e benché avesse chiesto di essere fratello laico, ritenendosi degno solo di questo, la Grazia di Dio attraverso il suo superiore Marinoni, lo conquistò al sacerdozio, ordinazione avvenuta il 26 marzo 1558. 
E in un crescendo di attività che gli venivano affidate, lo si vide impegnato nel 1564 per volere del papa Pio IV e su richiesta delle autorità napoletane, come ambasciatore presso la Corte di Spagna per impedire o almeno moderare l'attività del Tribunale dell'Inquisizione a Napoli, che bisogna dire nonostante Napoli fosse un vicereame di Spagna, anche per suo merito l'Inquisizione non ha avuto un seguito devastante come in altre zone coinvolte. 
Rifiutò i vescovadi di Castellammare, di Crotone, di Brindisi, fu posto al governo della Comunità teatina di S. Paolo Maggiore a Napoli e di S. Silvestro al Quirinale a Roma. 
Il 23 luglio 1568 papa Pio V, lo nominò vescovo di Piacenza, qui il beato Paolo Burali si rivelò in tutta la sua grandezza di organizzatore ecclesiastico e di maestro di spiritualità, la sua attività apostolica si esplicò in tutti i campi e nessun aspetto della vita religiosa fu escluso dal suo zelo, indisse due Sinodi di cui pubblicò gli atti (1570 e 1575), chiamò ad aiutarlo alla guida del seminario, il teatino s. Andrea Avellino, applicò alla diocesi e allo stesso seminario i recenti decreti Tridentini, chiamò a collaborare i teatini, i somaschi, i cappuccini. 
Il 23 luglio 1568 in pubblico Concistoro, il papa Pio V lo nominava cardinale e poi nel 1576 papa Gregorio XIII suo antico maestro a Bologna, lo trasferì come arcivescovo nella grande e importante città di Napoli. 
Di fronte a tutte queste dignità si lamentava spesso " Il Signore perdoni al padre Giovanni (Marinoni) che non volle accettarmi come fratello laico", e per ubbidienza accettò tutte queste nomine, nonostante le sue vane resistenze. Il governo della diocesi di Piacenza, così completo, l'aveva reso 'logoro di forze' ma il suo spirito era sempre vivo ed a Napoli dovette confrontarsi con una realtà più vasta e dura da modellare. Chiuse il seminario e mandò tutti a casa, perché né gli studi né la disciplina, né il comportamento erano quelli richiesti dalle disposizioni conciliari, nominò nuovi professori e rettore, chiamò alla direzione il padre teatino Giuseppe Barbuglia che già a Piacenza aveva collaborato. 
Ebbe il coraggio di chiudere i monasteri femminili di S. Arcangelo a Baiano e S. Maria degli Angeli nella città di Napoli, perché ormai diventati come alberghi delle figlie della nobiltà, mantenendo tutti i loro privilegi e comodità che nulla avevano a vedere con la vita di clausura e la disciplina, ormai inesistente.
Abolì la prerogativa del viceré che con il suo baldacchino era presso l'altare, mentre il vescovo era più lontano. Pubblicò nel 1577 un "Catechismo per i sacerdoti" e iniziò ad applicare le direttive del Concilio di Trento, ma la sua opera non poté estendersi e soprattutto non né poté vedere i frutti, perché le malattie che lo affliggevano e l'età avanzata lo portarono alla morte ad appena due anni dalla sua investitura a Napoli. 
Morì a Torre del Greco alle falde del Vesuvio, dove si era ritirato per un breve periodo di riposo il 17 giugno 1578. S. Filippo Neri deplorò la sua morte come una perdita per tutto il mondo cristiano. Nel 1772 Clemente XIV lo proclama beato. Il suo corpo riposa in un urna nella cappella a lui dedicata.