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Religiose

V.M Longo 1436/1542

V.M Francesca delle 5 piaghe 1715/1719

V. Caterina Volpicelli 1835/1894

S.Giovanna Antida Thouret 1765/1826

V.Maria Landi 1861/1931

V.Maria R. Coppola 1883/1922

 

Santa Giovanna Antida Thouret

Santa Giovanna Antida Thouret Vergine

24 agosto 

Besancon, Francia, 27 novembre 1765 - 24 agostoe delle suore della Carità. La sua opera si allarga arrivando fino a Napoli, città in cui Giovanna assume la direzione di un grande ospedale. In Francia invece è ostacolata dall'arcivescovo di Besançon che si rifiuta di approvare l'ordine da lei fondato, nonostante il riconoscimento pontificio. Giovanna non si abbatte e continua nella suo impegno di carità, formazione e lavoro apostolico. Colpita da emorragia cerebrale, muore la sera del 24 agosto del 1826. È proclamata Santa da Pio XI nel 1934. (Avvenire)

Etimologia: Giovanna = il Signore è benefico, dono del Signore, dall'ebraico

Emblema: Giglio

Martirologio Romano: A Napoli, santa Giovanna Antida Thouret, vergine, che proseguì la vita religiosa, interrotta durante la rivoluzione francese, insieme ad alcune compagne, che a Besançon aggregò a sé nella nuova Congregazione delle Suore della Carità per dedicarsi alla formazione cristiana e civile dei giovani e alla carità verso i bambini abbandonati, i poveri e i malati, finendo poi i suoi giorni stremata da grandi tribolazioni. 



Nacque presso Besanzone in Francia il 27 novembre del 1765. Di povera famiglia era dedita alla vita faticosa dei campi. La piccola Giovanna, debole e tutt’altro che bella, sembrava destinata a una breve vita piena di sofferenze. Era di animo delicatissimo, di singolare gentilezza, sempre improntata a una dolce melanconia. 
A 16 anni rimase orfana della mamma, e fu tanto il suo dolore che sembrava doverla seguire nella tomba. Ma la sua tenera devozione alla Madonna la consolò e salvò. La fanciullezza e la giovinezza di Giovanna furono impiegate assiduamente nelle cure domestiche e nei lavori di campagna. Dopo la morte della mamma ne aveva prese le veci. Nonostante la sua giovane età e la debolezza di salute ogni forza le veniva dalla preghiera e dai Sacramenti. 
Sentendosi chiamata allo stato religioso, dopo ripetute preghiere e lacrime per vincere l’opposizione del padre, che tanto l’amava, potè entrare nel convento delle Figlie della Carità (Vincenzine) in Parigi. Aveva 22 anni. 
In breve si ammalò, e temendo di essere rimandata a casa, pregò tanto la Madonna che ottenne sicura guarigione. Fatta novizia non cessarono per lei le lusinghe di persone del mondo per ritrarla dalla via intrapresa, ma Giovanna resistette. 
Allo scoppio della rivoluzione francese, la povera suora, a 28 anni, si trovò ricacciata nel mondo e lontana dalla casa paterna. Si pose in cammino e dopo lungo viaggio giunse presso i parenti dove sfidando i pericoli della rivoluzione si diede alla cura di ragazzine e di infermi. Seguì l’abate Receveur a Friburgo e poi in Germania, ma dopo pochi mesi ritornava in Svizzera in abito di povera donna. 
Nel 1797 si portò a Besanzone dove aprì una scuola per le giovani, senza mai lasciare la cura degli infermi. Ma i rivoluzionari che l’avevano minacciata la morte, la relegarono per un anno presso una povera donna. Nel 1799 rientrò in Besanzone, aprì un’altra scuola con farmacia, che formò il primo nucleo delle suore della Carità. Ben presto le compagne e discepole di Giovanna Antida aumentarono e la nuova congregazione si estese in Francia, Svizzera, Savoia e a Napoli. 
Ma una dolorosa prova venne ad amareggiare la fondatrice. Le comunità di Besanzone e limitrofe non volendo accettare la disposizione pontificia che stabiliva ogni comunità sotto la giurisdizione del vescovo del proprio territorio, rifiutarono di accogliere la loro Madre e Fondatrice recatasi là per pacificarle. Ella si trattenne per due anni a Parigi poi ritornò, ma di nuovo fu rigettata. Addolorata solo per l’ostinata opposizione al decreto del Santo Padre, si ritirò umilmente in disparte lasciando che in tutto si compisse la volontà di Dio. 
A Napoli passò l’ultima parte della sua vita esplicando una grande attività a incremento della sua congregazione. 
Il 24 agosto 1826 spirava col sorriso sulle labbra, benedicendo le figlie che la circondavano. Fu canonizzata da Pio XI nel 1934.


Autore: Antonio Galuzzi




Spunti bibliografici su Santa Giovanna Antida Thouret a cura di LibreriadelSanto.it

 

L’assistenza infermieristica in ItaliaDopo la rivoluzione Francese (1793), c’è loscioglimento degli ordini religiosi. Che verranno ricostituite nel 1814 da Pio VII.1819 – Costituzione delle Congregazioni che prevedono quattro voti: CASTIITA’’,, OBBEDIIENZA,,SERVIIZIIO SPIIRIITUALE E TEMPORALE AII POVERII.Giovanna Antida Thouret fonda a Besançon, inFrancia, la “Congregazione delle suore della carità”.Le suore con G.A. Thouret fondano la prima casapartenopea chiamata “Regiina Coellii” e prestanoservizio nell’ospedale Santa Maria degli Incurabili diNapoli.Vengono chiamate poi, in Savoia, per organizzare e prestare assistenza

S. Giovanna Antida Thouret



Suor Givanna Antida thouret

Santa Caterina Volpicelli

Santa Caterina Volpicelli 

28 dicembre

Napoli, 21 gennaio 1839 - Napoli, 28 dicembre 1894

Nata a Napoli in una famiglia dell’ alta borghesia, Caterina Volpicelli, fondatrice delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù, incarna l’itinerario, umano e spirituale di una donna, per l’opera d’avanguardia, realizzata attraverso un travagliato cammino di crescita personale, si pone al centro della storia della Chiesa e della vita cattolica Napoletana come persona di grande fascino mistico e originalità carismatica.

Martirologio Romano: A Napoli, beata Caterina Volpicelli, vergine, che, tutta dedita all’assistenza dei poveri e dei malati, fondò l’Istituto delle Ancelle del Sacro Cuore, in cui cercò di fare sempre esprimere la carità cristiana in attività adeguate alle esigenze della società contemporanea. 


Nasce a Napoli il 21 gennaio 1839, da una famiglia dell’alta borghesia. Educata in casa, secondo i sani valori della tradizione del Meridione d’Italia, passa poi a completare la sua formazione nel Real Collegio
di s. Marcellino, avendo così un alto grado di cultura, cosa non comune per una donna del suo .tempo.
Desiderando di poter raggiungere “l’intima unione con Dio” entra a 20 anni nel Monastero delle Adoratrici Perpetue, ma deve lasciare dopo sei mesi per la salute cagionevole, il beato Ludovico da Casoria “amico dell’anima sua” glielo aveva predetto ripetendogli: “Il Cuore di Gesù, o Caterina, questa è l’opera tua”.
Nel 1864 viene a conoscenza dell’esistenza dell’Associazione ‘Apostolato della Preghiera’ e qui la sua vita ha una svolta decisiva.
Scrive al padre Enrico Ramière, che incontrerà anche personalmente e da lui riceverà tutte le notizie riguardo la nascente Associazione, di cui avrà il diploma di zelatrice (il primo a Napoli), ne diventerà il vero Centro per l’espandersi del Movimento.
Le prime zelatrici saranno anche le prime compagne di Caterina nell’apostolato e nella fondazione dell’Istituto delle Ancelle del Sacro Cuore.
Napoli è la patria di s. Tommaso e di s. Alfonso, i teologi dell’Eucaristia, che hanno segnato la pietà popolare e nel cui solco si colloca anche l’amore di Caterina Volpicelli per il ss. Sacramento. E’ l’Eucaristia la sorgente del suo convinto servizio alla Chiesa, articolato in un apostolato vario ed ispiratore di una famiglia religiosa. Considera la Chiesa il Corpo Mistico di Cristo e venera i Pastori con devozione filiale e eroica umiltà, accettando da loro ogni sorta di prova che richiedono.
Dalla sua casa partirà il beato Bartolo Longo, guarito in salute, convertito alla fede cattolica, diventato anch’esso zelatore dell’Apostolato della Preghiera, per cominciare la grande opera del Santuario di Pompei.
Lasciata la casa paterna, fissa la sua dimora e la sede delle sue opere in Largo Petrone alla Salute ove in seguito, auspice il cardinale arcivescovo Sisto Riario Sforza, per la presenza di gesuiti insigni, di P. Ludovico, per la predicazione quasi ininterrotta di esercizi spirituali, diventerà un vivissimo Centro di spiritualità.
Dietro l’invito del cardinale, Caterina fonda l’Istituto delle Ancelle del s. Cuore che contrariamente agli Ordini religiosi femminili dell’epoca, dediti soprattutto alla contemplazione e alle opere assistenziali, sorge per l’apostolato e la santificazione delle anime. Non c’è un abito religioso, l’Istituto ha tre rami, uno religioso e due laicali, lo studio della teologia, il servizio della Chiesa sono tutte specifiche che anticipano quasi un secolo prima le novità del Concilio Ecumenico Vaticano II.
Il 14 maggio 1884, il nuovo arcivescovo di Napoli Guglielmo Sanfelice consacra il Santuario dedicato al Sacro Cuore eretto in adiacenza alla Casa Madre.
Il 21 novembre 1891 si celebra a Napoli il 1° Congresso Eucaristico Nazionale, alla Volpicelli e alle sue figlie viene dato l’incarico dell’organizzazione delle Adorazioni in Cattedrale, la preparazione alla confessione e Comunione generale, la gestione degli arredi sacri.
Il 28 dicembre 1894, Caterina Volpicelli, muore a soli 55 anni, a Napoli.
All’alba del III millennio, il papa Giovanni Paolo II, la proclama beata in Piazza s. Pietro il 29 aprile 2001, avverandosi così l’auspicio del suo primo biografo M. Jetti “Napoli abbia presto, al pari delle fortunate città di Alessandria, Siena, Genova e Bologna, la sua santa Caterina”.
E' stata canonizzata a Roma da papa Benedetto XVIil 26 Aprile 2009.


Autore: Antonio Borrelli

 

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S.Caterina Volpicelli

V. Maria Landi

Serva di Dio Maria di Gesù Landi Fondatrice

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Sulla bella collina di Capodimonte, a poca distanza dalla Reggia e bosco omonimi, sorge sulla sottostante catacomba di S. Gennaro, il maestoso tempio dell’Incoronata Madre del Buon Consiglio, Regina della Cattolica Chiesa. 
La costruzione della basilica è durata 40 anni, la posa della prima pietra avvenne il 6 gennaio 1920 e la consacrazione definitiva il 26 aprile 1960; nella struttura architettonica essa ricalca in proporzioni più ridotte, ma egualmente maestose, la basilica vaticana di S. Pietro, sia all’interno che all’esterno, manca solo il colonnato della piazza e l’obelisco; sull’altare maggiore troneggia il quadro della Madonna del Buon Consiglio, incoronata il 6 gennaio 1912 per concessione del papa s. Pio X, da quel giorno il culto prese il nome dell’Incoronata Madre del Buon Consiglio. 
Come per Pompei, così anche per il tempio di Capodimonte, la volontà di Dio e di Maria si è espressa con la fede e l’opera di laici: Bartolo Longo e Maria Landi, figli ambedue di quello scorcio di secolo XIX che tante figure di santi, beati e venerabili ha donato alla Chiesa napoletana e a quella universale. 
Maria Landi, nacque a Napoli il 21 gennaio 1861, nel giorno della festa di s. Agnese, di cui rimarrà sempre devota, di ingegno assai vivace, anche se senza una adeguata formazione culturale, avendo frequentata solo una scuola privata delle signorine Amoroso, le quali si limitavano a pochi esercizi di lettura e scrittura e all’insegnamento di piccoli lavori domestici; ma in compenso ebbe una solida formazione spirituale dal padre scolopio Salvatore Maria Nisio, divenuto poi vescovo di Ariano Irpino. 
A 17 anni volle offrirsi a Gesù con voto di vittima di fedeltà e di amore alla Chiesa nella persona del papa e del vescovo; si impose la Regola di vita del Terz’Ordine Francescano della Riforma Alcantarina, vestendone l’abito. 
A 26 anni, il 7 novembre 1887 per speciale concessione del card. Sanfelice, pur continuando a vivere nella sua casa, emise i voti solenni di povertà, castità e obbedienza, considerandosi di diritto e di fatto una suora, cambiò il nome in Maria di Gesù; andando così ad infoltire quella schiera di anime generose, che in quel secolo onorarono Napoli con la loro santità, operando beneficenza e apostolato, al di fuori delle mura di un convento e che saranno chiamate ‘monache di casa’. 
Maria di Gesù Landi, si distinse per la devozione alla Madonna del Buon Consiglio, di cui si fece dipingere un quadro nel 1884, intorno ad esso, esposto in un oratorio tratto dalla sua casa in via Duomo 36, si sviluppò un culto così vasto dovuto anche a due miracoli che il popolo attribuì alla intercessione della Madonna.
Appena esposto al pubblico nel 1884, l’epidemia di colera che imperversava in città, cessò di colpo; e nel 1906 il venerdì santo, Napoli era sotto una densa cortina di cenere, che già faceva crollare tetti e solai dei fabbricati, dovuta alla disastrosa eruzione del Vesuvio di quell’anno, il quadro fu esposto fuori dal balcone di casa e un raggio di sole attraversò la scura cortina e lo illuminò in pieno, da quel giorno l’eruzione scemò estinguendosi qualche giorno dopo. 
Non solo il popolo affluiva in questo piccolo oratorio, ma anche nobili dame e prelati, i quali in buona parte conoscevano la pia suora che elemosinando per le opere di carità che si effettuavano nella diocesi, governata dal cardinale Sanfelice, frequentava le loro case e spargeva i semi di un fecondo apostolato. 
Appoggiata dagli arcivescovi napoletani presso i vari papi che si succedevano a Roma, ottenne il riconoscimento del culto per la Madonna del Buon Consiglio, l’incoronazione del quadro, l’aggiunta del titolo “Regina della Cattolica Chiesa”. 
L’affluire di masse di fedeli, accentuatosi dopo l’incoronazione, convinse la madre Maria di Gesù Landi, della necessità di costruire un tempio nella zona di Capodimonte, lì perché, in mistiche contemplazioni la Santa Vergine le aveva più volte detto di erigere un tempio sopra le catacombe. 
Ne parlò con il cardinale Prisco, il quale nel 1918 nominò una commissione di competenti scelti fra i devoti della Madonna, la scelta del luogo fu facilitata dal dono di una benefattrice di una villa con il parco, proprio sulla massa tufacea, ove più sotto sono scavate le catacombe di s. Gennaro e s. Gaudioso. 
Il progetto approvato, era un richiamo alla basilica vaticana in riferimento al titolo concesso il 13 giugno 1921 di “Regina della Cattolica Chiesa”. Quest’opera immensa vide la collaborazione di tanti fedeli e della borghesia e nobiltà napoletana; gli arcivescovi di Napoli diedero tutto il loro appoggio e furono proprio loro a proseguire la costruzione del tempio dopo la morte di madre Landi, avvenuta il 26 marzo 1931. 
Il culto dell’Incoronata, proseguì nell’Oratorio di via Duomo con la devozione delle due sorelle di madre Landi, Anna e Concettina, mentre i lavori proseguivano a Capodimonte; morte anche le due sorelle, il card. Alessio Ascalesi, l’8 giugno 1938 decise di trasferire il quadro presso le ‘Ancelle della Chiesa’ a Capodimonte, Congregazione femminile fondata da madre Landi per il servizio del tempio e delle Opere annesse. 
Nel 1948 sulla cupola della basilica fu posta una croce contenente una reliquia del legno della Croce. Nell’ambito del santuario, la pia suora volle il sorgere oltre delle ‘Ancelle della Chiesa’, di una casa per sacerdoti, un orfanotrofio e le associazioni laicali delle “Dame dell’Incoronata’ e dei ‘Figli della Fede’. 
Nelle cappelle laterali di questa basilica ricca di mosaici, marmi policromi, opere d’arte, vi sono le tombe di varie principesse di Casa Savoia – Aosta, del cardinale Alessio Ascalesi, e di mons. Francesco De Simone, che continuò di fatto l’opera di costruzione, dopo la morte della fondatrice, compito che espletò fino al 1974 anno della sua morte. 
Suor Maria di Gesù Landi, attualmente riposa in un sarcofago, posto in una cappella laterale di questo maestoso tempio, che si affaccia sul panorama di Napoli, in attesa che i processi per la sua beatificazione si concludano.


Autore: Antonio Borrelli

 

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V. Maria Landi

S. Maria Francesca

Santa Maria Francesca dalle 5 piaghe

La Santarella dei Quartieri Spagnoli Anna Maria Rosa Nicoletta Gallo conosciuta dai napoletani con il nome di Santa Maria Francesca delle cinque piaghe, nacque a Napoli il 25 marzo del 1715, in una casa del quartiere Montecalvario, da Francesco Gallo e Barbara Basinsi.


A sedici anni Maria Francesca si consacra al Signore con la regola del terz’Ordine Francescano secondo lo spirito di penitenza di S. Pietro d’Alcantara.
Fin da bambina manifestò una grande fede, tanto che nei Quartieri era soprannominata la“santarella”, sia per la sua grande devozione alla Chiesa e ai sacramenti, sia per la sua docilità nell’accettare i maltrattamenti del padre e delle sorelle, sofferenze che offriva al buon Dio
La sua vita terrena termina il 6 ottobre del 1791, fu dichiarata beata nel 1843 da Papa Gregorio XVI, il29 giugno del 1867 fu Canonizzata da Papa Pio IX.

La Santa dei quartieri è una delle sante patrone della città di Napoli dal 1901 ed il suo corpo riposa nella chiesa di S. Lucia al Monte, al Corso Vittorio Emanuele (NA) sin dalla data della sua morte, avvenuta nella dimora dell’ attuale casa-chiesa divico Tre Re a Toledo, dove visse gli ultimi suoi 38 anni di vita terrena, dedicando la sua esistenza alla preghiera ed alla costante assistenza di coloro che chiedevano la sua operosa missione cristiana.

La Santa dei Quartieri Spagnoli viene comunemente ricordata dalla gente come la“Santa Vergine delle stimmate” ed è invocata particolarmente dalle donne sterili e dalle future mamme che chiedono la sua intercessione per ottenere la sua benedizione per la grazia richiesta.

La vita di Maria Francesca è ricca di episodi che riportano le sue prodigiose e miracolose intercessioni, descrivendola infine come una donna semi-analfabeta ma carica di carismi spirituali come la profezia, la visione, l’estasi.

A Lei si rivolgevano alti uomini di cultura e Principi della Chiesa nell’essere aiutati nei dubbi degli studi teologici e nel rafforzamento della Fede Cattolica.

A quasi due secoli dalla sua scomparsa la gente dei Quartieri Spagnoli continua ad osannare questa grande figura di Santità citando con il loro pratico sapere le innumerevoli opere di questa Suora Santa, la quale era solita implorare il Signore nel sconfiggere il demonio e raccomandare la gente con alcune sue esternazioni, di cui tra le tante ne riportiamo solo due: “Per carità non offendete Dio, non merita altro che amore”. 
“Siate veri devoti di Maria e raccomandatevi costantemente a Lei, così avrete ogni grazia che desiderate

Vico tre Re a Toledo è situato nel cuore degli antichi Quartieri Spagnoli e, al numero tredici c’è un Santuario, minuscolo e aggraziato, dedicato a questa Santa, unica Santa napoletana, vissuta tra il 1715 ed il 1791 ed unica donna dell’Italia Meridionale peninsulare canonizzata.
Suora “di casa” - come veniva allora definita la religiosa - Maria Francesca venne elevata all’onore degli altari ed ancora oggi è molto amata dal popolo napoletano.
L’edificio religioso, da oltre cento anni retto dalle Suore Figlie di Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe, e, fu realizzato durante l’Ottocento trasformando il piano terra e il primo piano di un antico palazzo, questi locali adattati a chiesetta sono attigui alla casa dove suor Maria Francesca visse per trentotto anni e dove morì il sei ottobre 1791.
La Congregazione ebbe inizio il 3 gennaio 1884 ad opera di Brigida Cuocolo, su richiesta del Cardinale Guglielmo Sanfelice.

Oggi le religiose svolgono attività varie di apostolato e di educazione dei fanciulli e delle giovani, tra la povera gente.

Le origini dell’Istituto si ricollegano all’esigenza avvertita subito dopo la morte della Santa, di custodirne la Casa come cimelio sacro e di farne un centro di viva spiritualità.

Prima custode fu la monaca di casa, M.a Antonia Gamba.

Alla sua morte (1841) il cardinale arcivescovo Sisto Riario Sforza l’affidò al sac. Giuseppe Tamburelli, che trasformò due terranei accostati alla Casa nel tempietto dedicato alla Santa e l’aprì al culto il 29 settembre 1861.

Lo stesso Tamburelli, con la collaborazione di un’altra monaca di casa, M.a Luisa Castronuovo, e di altre pie giovani, perpetuò il ricordo di S. Francesca con l’apostolato in mezzo al popolo dei “Quartieri”.

Nel 1858, Ferdinando II ordinava l’esproprio dell’intero fabbricato “per pubblica utilità”.
Ma soltanto il 3 Gennaio 1884 aveva inizio la Congregazione ad opera di Brigida Cuocolo.
Ella aspirava in verità all’austera vita claustrale nel monastero di S. Giuseppe dei Ruffi, ossia tra le Sacramentine; ma, ubbidiente alla voce del pastore di Napoli CardinaleGuglielmo Sanfelice, col nome di Suor M.a Chiara del Sacro Cuore si consacrò al Signore assieme ad altre cinque giovani, nello spirito del terz’Ordine Francescano, per dedicarsi al culto della Santa, alla custodia della Casa e della chiesetta e all’apostolato popolare.

Dopo il Concilio Vaticano II, la Congregazione aggiornò le proprie costituzioni, che furono approvate dall’arcivescovo di Napoli card. Corrado Ursi il 1° novembre 1982. In ottemperanza alle costituzioni e in corrispondenza alle esigenze dei tempi, le religiose svolgono attività varie di apostolato e attendono all’educazione dei fanciulli e delle giovani negli asili, nelle scuole e nei laboratori.

All’interno del Santuario troviamo oltre all’altare una statua e un dipinto che raffigura la morte di Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe e la statua della “Divina Pastora”.
La piccola chiesa è aperta tutti i giorni dalle ore 7 alle ore 12.15.
La Casa di Santa Maria Francesca può essere visitata dalle ore 8 alle 12 (le visite vengono sospese durante le celebrazioni Eucaristiche), ogni del mese anche dalle ore 16.30 alle ore 19.00.
La piccola chiesa è famosa per la richiesta di ricevere la grazia di restare incinta fatta da donne che non riescono ad avere figli. Molto suggestivo è il rito di sedersi sulla sedia della Santa recitando la preghiera della Santa.

Parrocchia Santa Maria Francesca delle cinque piaghe
Vico Tre Re a Toledo,13
80132 Napoli
Tel. 081-425011


 

 

Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe

Religiosa

 
Nascita Napoli25 marzo 1715
Morte Napoli6 ottobre 1791
Venerato da Chiesa cattolica
Canonizzazione 29 giugno 1867
Santuario principale Chiesa di Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe
Ricorrenza 6 ottobre
Patrono di Napoli, donne sterili e in gravidanza